Aikido

Oggi voglio parlare di una passione. L’Aikido.

L’Aikido è un’arte marziale giapponese facente parte del Budo, la via marziale giapponese. Si pratica a mani nude (tai-jutsu o arte del corpo) o con l’uso delle armi, principalmente un bastone (jo), la spada (katana) o il pugnale (tanto). Le tecniche col bastone (alto da terra fino alla spalla) si chiamano Aiki-Jo, quella con la spada Aiki-Ken (Ken è generalmente “spada” e durante gli allenamenti si usa il bokken che significa “spada di legno” da non confondersi con lo shinai di bambù) mentre le tecniche di pugnale Aiki-tanto.

L’Aikido nasce dal Daito-ryu Aiki-ju-jutsu, uno stile di ju-jutsu considerato in giappone come una delle più antiche e nobili scuole e considerata un’arte superiore. L’Aiki ju-jutsu fu costudito gelosamente, appartenendo esclusivamente all'elitè dei Samurai. Finché nel 1869 Sokaku Takeda cominciò ad insegnare a persone da lui prescelte.

Fra gli allievi di Takeda ci furono Morihei Ueshiba (1883-1969 fondatore dell’Aikido) e Choi Yong Sul (1899-1986 fondatore del Hapkido). Quando Ueshiba iniziò a studiare ed a prepararsi all’allenamento di Takeda conosceva anche altri stili di Ju-jutsu, sapeva combattere con la spada, col bastone ed usava la lancia.

Si dice che Ueshiba fu uno dei geni del Budo. La sua bravura viene definita leggendaria. Col passare del tempo Ōsensei (“grande maestro” come viene chiamato Ueshiba), diventato seguace di una setta shintoista chiamata Ōmoto-kyō, volle un’arte marziale che potesse rispecchiare completamente le sue conoscenze fisiche e soprattutto mentali. Così passerà dall’insegnare l’Aiki-Budo, che altro non era che uno specchio dell’Aiki-ju-jutsu, a una forma lievemente diversa ed epurata che si trasformò nell'Aikido.

L’aikido trae quindi origine dal Ju-jutsu (l’arte della cedevolezza) dei Samurai ma si differenzia dalle altre arti marziali giapponesi soprattutto per l’aspetto culturale e filosofico che Ōsensei raccolse da un profondo shintoismo: lo scopo primario di ogni praticante dell’Aikido (comunemente detto aikidoka), quando ci si trova in una situazione di conflitto fisico, è neutralizzare l'attacco dell'avversario salvando se stessi e senza recare danno fisico permanente all’avversario. Cosa che risulta utile nella legittima difesa per non incorrere in ripercussioni legali.

L’Aikido quindi, così come è stato insegnato da Ōsensei e nel pieno rispetto della vita altrui usa tecniche con colpi, potenti leve articolari, proiezioni e immobilizzazioni. Tutto questo con lo scopo di neutralizzare l'avversario senza causargli lesioni irreversibili. Tali tecniche potrebbero, se non controllate, causare seri danni e anche la morte. Solo i principi spirituali di questa disciplina vietano una condotta così distruttiva, trasformando l’Aikido in un’arte nobile. Aikido significa "Disciplina che conduce all'unione ed all'armonia con l'energia vitale e lo spirito dell’Universo”, la via per armonizzarsi con l'Energia Universale (Ai = armonia, unione, congiungimento; Ki = energia universale, soffio vitale come il Chi cinese; Do = ciò che conduce, via, percorso). Naturalmente l’Aikido arriva all'armonia attraverso la marzialità, l'abilità e una precisione tecnica imprescindibile.


L’obbiettivo dell’Aikido è quello di raggiungere l’energia fisica e mentale che permettono di sviluppare un insieme di tecniche per difendersi velocemente e consentire di accogliere armonicamente e con naturalezza le dinamiche dello scontro. Bisogna intraprendere un cammino (Do) che suppone un costante perfezionamento.

In questa logica ognuno deve sforzarsi di praticare con più partner possibili, differenti per età, sesso, livello tecnico e cultura in modo tale da ampliare le proprie esperienze e perfezionarsi sempre di più.

Si impara prima a conoscere il proprio corpo ed acquisire stabilità, successivamente, con l'acquisizione della tecnica si impara il concetto di awase (armonizzazione) che consiste nel coordinare il proprio movimento e la propria tecnica con gli attacchi. Particolare attenzione viene posta anche alle ukemi, le cadute, utili per resistere e sopportare le proiezioni o per sfuggire a determinate situazioni. Importantissimi anche gli atemi, i colpi inferti utilissimi per l’esecuzione reale delle tecniche.

L’Aikido non può prescindere dalla formale ritualità dei gesti che contraddistinguono le discipline giapponesi, dal saluto prima della pratica, prima di ogni scambio di tecniche e alla fine della lezione, alla salvaguardia personale e altrui, compresa l’attenzione per l’ordine e la cura dei particolari.

“ Secondo la mia opinione, ogni persona normale è dotata di limiti naturali di aggressione e una certa paura di arrecare danni a se stessi e agli altri. Ciò non rende possibile simulare una vera azione di combattimento, perché in questo caso non esisterebbero regole. Budo (arte marziale) non significa vincere o perdere.

Vincere, perdere, o l'apprendimento della tecnica non sono l'essenza del vero Budo. Il vero Budo non conosce la sconfitta; non venir mai sconfitti significa non combattere mai. Vincere significa prevalere sulla discordia latente nel proprio animo, e compiere il compito al quale ti sei dedicato. Questa non è una semplice teoria.

Agisci secondo quanto detto e potrai sentire la grandiosa forza derivante dalla tua unione alla natura” 
Dalle memorie del Maestro Ueshiba

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